Non esiste creatura vegetale più bella e misteriosa dell’albero
d’ulivo.L’ulivo non ha la fierezza della quercia, albero maestoso
che si erge alto fino a quasi toccare il cielo, non ce l’ha, “l’albero
dell’olio” è tozzo, basso, spesso deforme, eppure una cosa lo accomuna
“all’albero di roccia”, si tratta della forza.
I due alberi la esprimono
sicuramente in modo diverso l’uno dall’altro, ma quel vigore è presente in
entrambi i vegetali ed è ciò che rende entrambi resistenti allo scorrere dei
secoli.
In effetti, ad uno sguardo sfuggente la forza dell’ulivo non è
affatto evidente, spesso il suo fusto è profondamente scavato, presenta larghi
squarci al suo interno e la sua posizione è talmente contorta da far credere che
da li a poco il suo tronco potrebbe cedere alla forza del vento.
Eppur non
cede e le sue radici rimangono aggrappate saldamente alla terra da cui è nato,
con ostinazione, per secoli, addirittura millenni.
Ma l’albero d’ulivo ha
un’altra caratteristica assente negli altri vegetali, questa pianta, che cresce
rigogliosa in mezzo alle pietre e spesso in situazioni climatiche difficili, ha
un “qualcosa” che la accomuna agli esseri umani.
Infatti, proprio come gli
esseri umani, ogni pianta d’ulivo è diversa dall’altra, ognuna è facilmente
riconoscibile perché dotata di qualche “segno particolare” e poi, esattamente
come noi, la pianta d’ulivo dimostra tutta la sua vecchiaia: con il passare
degli anni si incurva, si spacca, si contorce su se stessa nel tentativo di
“resistere”, al vento, al sole, a tutte le fatiche della vita.
Anche i suoi
frutti non hanno lo stesso sapore, dipende dagli anni, dal suo umore, forse da
come ha “vissuto” sulla sua corteccia il tempo passato dall’ultima raccolta, ed
è per questo che a volte le sue olive sono più acide, altre volte invece dolci
come il miele e profumate.
Ogni albero è una scultura, osservando le pieghe
del suo legno è facile risalire alla sua età e comprendere chiaramente le
fatiche di cui si è fatto carico.
Sarà per questo che le storie del Vangelo
ci raccontano di Gesù che scelse proprio l’ombra di un ulivo per la sua ultima
preghiera prima del tradimento di Giuda, ed è forse per questo che al vecchio
Noè fu mostrato proprio un albero d’ulivo per fargli sapere che la vita stava
tornando sulla terra dopo il diluvio universale che aveva distrutto ogni cosa
del creato.
Forse semplicemente l’albero d’ulivo è citato tanto spesso
soltanto perché da sempre presente in quelle terre d’oriente così
martoriate.
Se questa pianta avesse occhi e bocca chissà quanto potrebbe
raccontarci, ed ancora oggi chissà cosa direbbe di questa guerra, costretto
com’è dalle sue radici ostinate ad essere spettatore impassibile ed impotente,
proprio come noi occidentali, di spettacoli di morte?
Saranno dolci o amari i
frutti che gli ulivi di Gerusalemme ci doneranno quest’anno?
Proseguendo nella lettura troverete alcune mie foto di alberi d’ulivo,
cliccare come sempre sulle immagini per ingrandirle:
http://www.doxaliber.it/Donaxliber di Salvatore Ingrosso
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