sabato 6 settembre 2014

Puglia = Terra degli Ulivi e...!!!


da secoli la Puglia deve la sua bellezze a queste sculture naturali. Ne sono stati censiti 40 milioni di cui 15 milioni ultra centenari.
 
Grandi alberi di ulivo che da centinaia di anni occupano la rossa terra, muretti a secco che corrono lungo le vie d’accesso, antiche masserie le cui bianche mura si stagliano nell’azzurro del cielo. È questa la Puglia, il tacco d’Italia, la principale regione per numero di alberi d’olivo e produzione d’olio. .
L’olio d’oliva è un elemento di produzione distintivo che contraddistingue tutti i Paesi che si affacciano nell’area del bacino mediterraneo. Prima i Fenici diffusero tale coltura nel Mediterraneo, fu poi la volta dei Greci che coltivarono l’Olea europea sativa, e in seguito i Romani, che contribuirono alla espansione della coltura dell’olivo in tutti i territori allora conquistati dall’Impero.
Quest’azione trova conferma nella coltivazione dell’olivo che è diventata più che millenaria, identificando, insieme all’olio ed ad altri beni di origine mediterranea, una propria identità alimentare e sociale, tale da divenire famosa in tutto il mondo come “dieta mediterranea”.
L’olivicoltura rappresenta per la Puglia un comparto strategico nel panorama economico e agricolo regionale. Una tradizione millenaria è alle spalle dell’olivicoltura pugliese: i 1200 frantoi situati in Puglia sono attrezzati alla molitura del frutto delle piante di olivo che occupano una superficie di circa 370.000 Ha. L’olivicoltura pugliese è caratterizzata da una vasta gamma di varietà, si arriva a contarne circa 53.
 
Dunque Puglia uguale terra Sovrana per la coltivazione dell’olivo, che caratterizza in maniera determinante il paesaggio agrario e rurale e condiziona in alcuni casi anche gli orientamenti produttivi ed insediativi della Regione. In effetti, su circa 40 milioni di alberi di olivo censiti, ben 15 milioni sono da annoverare tra gli olivi secolari, : quegli stessi olivi che colpiscono il viaggiatore che giunge per la prima volta in Puglia, con la loro maestosità, con quei loro tronchi che sembrano delle sculture ipnotizzano lo sguardo e annullano il tempo.
 
 
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E poi il mare è una visione ancora più sorprendente quando si fa scorgere fra le argentee chiome degli ulivi. In quei momenti, gli alberi, il cielo e lo sguardo di chi osserva è come fossero regolati da un unico respiro.
Pur stando dentro la natura si ha come l’impressione di stare “fuori dal mondo”. In Puglia è la luce a compattare l’insieme, in estate come in inverno. E’ una luce vibrante, limpida, che insieme al vento, gioca con le foglie degli ulivi, verdi sopra ed argentee sotto. Una luce che colpisce tutti coloro che vengono in Puglia per la prima volta e scoprono come, persino negli angoli più bui all’interno delle case e delle chiese, la luce rimbalzando tra i muri di calce, i vetri e gli specchi, infiltrandosi tra le fessure di pietra, arrivi sempre ad illuminare anche l’ombra


 
Ulivi
Una legge ne proibisce l'abbattimento ma negli ultimi anni un nuovo business sta privando la nostra regione delle sue secolari ricchezze
 
Purtroppo negli ultimi anni si assiste ad un nuovo business: l'espianto e la vendita degli ulivi secolari che si acquistano, spendendo dai 2 a 8-10 mila euro a pianta, per arredare i giardini del nord Italia e dell'Europa centrale.
Ciò avviene nonostante le normative vigenti che tutelano queste piante: una vecchia legge emanata da Umberto II è il decreto legislativo luogotenenziale "Divieto di abbattimento di alberi d'olivo" del luglio 1945.
In forza di questa norma per decenni gli ulivi, che costituiscono un elemento così importante del paesaggio di alcune zone del nostro Paese (solo in Puglia interessano una buona parte dei 360 mila ettari olivetani e delle 60 milioni di piante presenti), sono stati protetti. Ma oggi gli imprenditori agricoli, stremati dai scarsi ricavi e dalla forte concorrenza di altri paesi del bacino mediterraneo produttori di olio, preferiscono disfarsene..  
Come si può essere competitivi se, a fronte di una produzione scarsa ed alternante ed un continuo aumento dei costi di produzione, non corrisponde un prezzo di mercato soddisfacente?
 
Mario Rizzo :Ulivo secolare di Puglia, olio su tela cm80X110
 
Allora meglio consumare olio locale, quello del contadino della porta accanto. Oppure, se si vuole acquistarlo al supermercato, optare per gli oli "Dop" (Denominazione d'origine protetta), che sono prodotti esclusivamente con olive di provenienza nazionale e non contengono oli di incerta provenienza e che, nella maggior parte dei casi, sono extravergini solo in virtù di un processo di rettificazione. Inoltre, quando le piante di olivo secolari non prendono la "via del Nord", possono comunque essere destinate a morire a causa della cementificazione: un'immagine che sempre più spesso è possibile vedere nelle periferie (pugliesi ma non solo), un tempo floride campagne, ed oggi aree ingurgitate dalla città a causa dallo sviluppo dell'urbanizzazione.
Gli ulivi non si possono estirpare? Allora rimangono lì ad essere soffocati dal cemento, spogliati ed umiliati con una potatura estrema, che li priva della facoltà di produrre. E li rende inutili. I giganti delle campagne rimangono con poche sparute foglie; spesso poi vengono spostati di poche centinaia di metri. E qui lo scempio si fa ancora più grande. Ulivi secolari piantati vicini e a file neanche fossero filari di carciofo… magari in compagnia di qualche abete, giunto per caso lì dopo i gloriosi fasti natalizi.
 L'ulivo di Puglia è un patrimonio dell'umanità: salviamolo!
di Marco Argentieri
 
 

Alberi! Ulivo creatura vegetale e misteriosa!

 
 

Non esiste creatura vegetale più bella e misteriosa dell’albero d’ulivo.
L’ulivo non ha la fierezza della quercia, albero maestoso che si erge alto fino a quasi toccare il cielo, non ce l’ha, “l’albero dell’olio” è tozzo, basso, spesso deforme, eppure una cosa lo accomuna “all’albero di roccia”, si tratta della forza.
I due alberi la esprimono sicuramente in modo diverso l’uno dall’altro, ma quel vigore è presente in entrambi i vegetali ed è ciò che rende entrambi resistenti allo scorrere dei secoli.
In effetti, ad uno sguardo sfuggente la forza dell’ulivo non è affatto  evidente, spesso il suo fusto è profondamente scavato, presenta larghi    squarci al suo interno e la sua posizione è talmente contorta da far credere che da li a poco il suo tronco potrebbe cedere alla forza del vento.
Eppur non cede e le sue radici rimangono aggrappate saldamente alla terra da cui è nato, con ostinazione, per secoli, addirittura millenni.
Ma l’albero d’ulivo ha un’altra caratteristica assente negli altri vegetali, questa pianta, che cresce rigogliosa in mezzo alle pietre e spesso in situazioni climatiche difficili, ha un “qualcosa” che la accomuna agli esseri umani.
Infatti, proprio come gli esseri umani, ogni pianta d’ulivo è diversa dall’altra, ognuna è facilmente riconoscibile perché dotata di qualche “segno particolare” e poi, esattamente come noi, la pianta d’ulivo dimostra tutta la sua vecchiaia: con il passare degli anni si incurva, si spacca, si contorce su se stessa nel tentativo di “resistere”, al vento, al sole, a tutte le fatiche della vita.
Anche i suoi frutti non hanno lo stesso sapore, dipende dagli anni, dal suo umore, forse da come ha “vissuto” sulla sua corteccia il tempo passato dall’ultima raccolta, ed è per questo che a volte le sue olive sono più acide, altre volte invece dolci come il miele e profumate.
Ogni albero è una scultura, osservando le pieghe del suo legno è facile risalire alla sua età e comprendere chiaramente le fatiche di cui si è fatto carico.
Sarà per questo che le storie del Vangelo ci raccontano di Gesù che scelse proprio l’ombra di un ulivo per la sua ultima preghiera prima del tradimento di Giuda, ed è forse per questo che al vecchio Noè fu mostrato proprio un albero d’ulivo per fargli sapere che la vita stava tornando sulla terra dopo il diluvio universale che aveva distrutto ogni cosa del creato.
Forse semplicemente l’albero d’ulivo è citato tanto spesso soltanto perché da sempre presente in quelle terre d’oriente così martoriate.
Se questa pianta avesse occhi e bocca chissà quanto potrebbe raccontarci, ed ancora oggi chissà cosa direbbe di questa guerra, costretto com’è dalle sue radici ostinate ad essere spettatore impassibile ed impotente, proprio come noi occidentali, di spettacoli di morte?
Saranno dolci o amari i frutti che gli ulivi di Gerusalemme ci doneranno quest’anno?
Proseguendo nella lettura troverete alcune mie foto di alberi d’ulivo, cliccare come sempre sulle immagini per ingrandirle:
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