martedì 20 dicembre 2011

La Canzone dell'Ulivo di Giovanni Pascoli

LA CANZONE dell'ULIVO di Giovanni Pascoli





La  canzone dell'Ulivo                                                 
 
I
A' piedi del vecchio maniero
che ingombrano l'edera e il rovo;
dove abita un sparviero,
non altro ,di vivo
che strilla e si leva,ed a spire
poi torna,turbato nel covo,
chi sa? dall'andare e venire
d'un vecchio balivo:
a piedi dell'odio che,alfine,
solo è con le proprie rovine,
piantiamo l'ulivo!
II
l'ulivo che a gli uomini appresti
la bacca ch'è cibo e ch'è luce,
gremita,che alcuna ne resti
pel tordo sassello;
l'ulivo che ombreggi d'un glauco
pallore la rupe già truce,
dov'erri la pecora,e rauco
la chiami l'agnello;
l'ulivo che dia le vermene
pel figlio dell'uomo,che viene
sul mite asinello.


III
Portate il piccone;rimanga
l'aratro nell'ozio dell'aie.
Respinge il marrello e la vanga
lo sterile clivo.
Il clivo che ripido sale,
biancheggia di sassi e di ghiaie;
lo assordano l'ebbre cicale
col grido solivo.
Qui radichi e cresca! Non vuole,
per crescere,ch'aria,che sole,
che tempo,l'ulivo!


IV
Nei massi le barbe,e nel cielo
le piccole fpglie d'argento!
Serbate a più gracile stelo
più soffici zolle!
Tra i massi s'avvinchia,e noncede,
se i massi non cedono,al vento.
Li, soffre,ma cresce,né chiede
più ciò che non volle.
L'ulivo che soffre ma bea,
che ciò ch'è più duro,ciò crea
che scorre più molle.


V
Per sé,c'è chi semina i biondi
solleciti grani cui copra
la neve del verno e cui mondi
lo zefiro estivo.
Per sé,c'è chi pianta l'alloro
che presto l'ombreggi e che sopra
lui regni,al sussurro canoro
del labile rivo.
Non male. Noi mèsse pei de figli,
piantiamo l'ulivo!


VI
Voi,alberi sùbiti,date
pur ombra a chi pianta ed innesta;
voi,frutto;e le brevi fiammate
col rombo seguace!
Tu,placido e pallido ulivo,
non dare a noi nulla; ma resta!
ma cresci,sicuro e tardivo,
nel tempo che tace!
ma nutri il lumino soletto
che,dopo,ci brilli sul tetto
dell'ultima pace!

Giovanni Pascoli

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